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Domande frequenti

Per quali disturbi è più indicata la Terapia Cognitivo Comportamentale?
Quanto dura la Terapia Cognitivo Comportamentale?
Cosa sono gli homework?
Come si svolge il processo terapeutico?
Quali sono le caratteristiche della terapia Cognitivo Comportamentale?
Per chi è adatta la Terapia Cognitivo Comportamentale?
Quando è opportuno iniziare una psicoterapia?
E’ previsto l’uso di farmaci?
Quale frequenza è prevista per le sedute?
Che differenza c’è tra psicologo e psicoterapeuta?
Come si svolgono le sedute?
Oltre alla psicoterapia si possono attuare altri tipi di intervento?
Posso interrompere liberamente un percorso di psicoterapia?
In quali casi è indicata una terapia con l’EMDR?
Cosa si ottiene con l’EMDR?
A che età è possibile applicare l’EMDR?
Ho una domanda che non compare in questo elenco? 

Per quali disturbi è più indicata la Terapia Cognitivo Comportamentale?
La Terapia Cognitivo Comportamentale è validata empiricamente,  risulta efficace sia con adulti che con bambini e adolescenti e si può applicare al trattamento individuale, di coppia e di gruppo. Risulta efficace in molti disturbi psicologici:  l’ansia, gli attacchi di panico, il disturbo ossessivo-compulsivo, le fobie, la depressione, i disturbi del comportamento alimentare, disturbo di stress post-traumatico, i disturbi del sonno, dipendenza da alcool, droghe, dipendenza affettiva, dipendenza sessuale e da internet, gioco d’azzardo patologico, disfunzioni sessuali, disturbi di personalità e, associata ad un appropriato trattamento farmacologico, il disturbo bipolare e la schizofrenia. Inoltre le tecniche cognitivo comportamentali possono essere utilizzate in caso di difficoltà relazionali in vari contesti (coppia, lavoro, famiglia) e in percorsi di crescita personale volti allo sviluppo dell’autostima, dell’autoefficacia,  dell’assertività, delle abilità di problem solving e di fronteggiamento dello stress.

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Quanto dura la Terapia Cognitivo Comportamentale?
I fattori che incidono sulla durata del trattamento sono molti, tra i quali la gravità del problema, la relazione terapeutica e, molto importante, la motivazione personale in quanto la terapia richiede un impegno attivo. In genere si tratta di interventi brevi in quanto la Terapia Cognitivo Comportamentale è orientata allo scopo:  si lavora per obiettivi e ci si concentra sul  problema . Alcuni clienti rimangono in terapia per un periodo molto breve, ad esempio  sei-otto sedute, mentre in altri casi la terapia può durare alcuni mesi o, meno frequentemente  più di un anno.

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Cosa sono gli homework? 
La Terapia Cognitivo Comportamentale prevede  l’assegnazione di alcune attività che il paziente deve svolgere tra una seduta e l’altra: gli homework.  Si tratta di prescrizioni che coinvolgono l’aspetto comportamentale, cognitivo ed emotivo, sono parte integrante dell’intervento terapeutico e sono personalizzate per ciascun paziente in modo da risultare utili e piacevoli. Si richiede al paziente la disponibilità di impegnarsi in maniera attiva perché diventi il terapeuta di sé stesso. In tale ottica diventa particolarmente importante anche  l’intervento psicoeducativo che viene attuato normalmente nelle prime fasi della terapia e che permette al paziente di acquisire quelle informazioni necessarie a capire pienamente il suo problema e il razionale dell’intervento. L’apprendimento di nuovi comportamenti e nuovi modi di interpretare e affrontare le situazioni richiede esercizio fino a che  le nuove risposte non si “naturalizzano” diventando spontanee. Questo spiega la funzione indispensabile delle prescrizioni terapeutiche e dal momento che durante le sedute c’è poco tempo a disposizione per esercitarsi, l’assegnazione degli homework è un fatto naturale. Lo psicoterapeuta verifica e commenta i compiti effettuati dal paziente nella seduta successiva.

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Come si svolge il processo terapeutico?
Nella Terapia Cognitivo Comportamentale le prime (due o più)  sessioni  vengono dedicate alla conoscenza della persona e dei suoi problemi e alla costruzione della relazione terapeutica. In fase di assessment (valutazione) comportamentale e cognitiva si  utilizza principalmente il  colloquio clinico, ma è probabile che il terapeuta preveda  anche  test psicodiagnostici per avere ulteriori informazioni. L’assessment permette di valutare lo stato emotivo della persona, ricostruire le esperienze salienti della sua vita e definire chiaramente  i suoi problemi attuali e i suoi obiettivi. Al termine di questa prima fase il terapeuta formula un piano di trattamento con strategie e obiettivi concreti, raggiungibili e coerenti con le aspettative del paziente. Tale piano viene illustrato e spiegato al paziente fornendo indicazioni chiare sulle tecniche e strategie che verranno utilizzate.  Generalmente dopo l’assessment, nelle prime sessioni si procede ad un intervento psicoeducativo con la finalità di chiarire al paziente il suo problema,  i meccanismi che lo mantengono e la scelta delle strategie che si utilizzeranno. Nella fase conclusiva della psicoterapia gli sforzi sono volti al  consolidamento dei risultati raggiunti e alla  prevenzione delle ricadute.

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Quali sono le caratteristiche della terapia Cognitivo Comportamentale? 
Vedi nella sezione approfondimenti e curiosità l’articolo dedicato. 

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Per chi è adatta la Terapia Cognitivo Comportamentale?
Si tratta di una terapia efficace indipendentemente dall’età o  dal sesso, dunque può essere intrapresa da chiunque abbia un livello di motivazione sufficiente ad impegnarsi per un cambiamento significativo nel modo di essere e  di affrontare gli eventi della vita.

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Quando è opportuno iniziare una psicoterapia?
Quando si vive uno stato di disagio o sofferenza che si prolunga nel tempo e che non sembra potersi risolvere. Quando i tentativi di risolvere la situazione non solo non sortiscono l’effetto sperato, ma  conducono a  reazioni  inadeguate che peggiorano la propria sofferenza e creano disagio anche  agli altri. Alcune persone considerano  la psicoterapia come una sorta di fallimento, e pensano di dovercela fare da soli, nonostante il problema si trascini da tempo. L’idea di doversela cavare da sé è molto radicata e produce effetti negativi dal momento che non in tutte le situazioni si ha quella obiettività e consapevolezza di sé necessarie per farcela da soli. Inoltre, aspettare nel chiedere aiuto, oltre a far permanere lo stato di disagio, a volte rende il problema più strutturato e più difficile da risolvere. In realtà decidere di chiedere aiuto e intraprendere una psicoterapia denota senso di responsabilità e attenzione verso se stessi, la psicoterapia è un modo per prendersi cura di sé e darsi la possibilità di ritrovare un equilibrio soddisfacente.

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E’ previsto l’uso di farmaci?

Non è sempre necessario, ma per alcuni disturbi specifici e in relazione alla loro gravità, la terapia risulta più efficace se associata all’assunzione di farmaci. In tal caso si richiede un consulto psichiatrico. Tuttavia si preferisce, quando è possibile,  utilizzare la sola psicoterapia anche perché in base ad evidenze scientifiche, essa  risulta efficace almeno quanto i farmaci, ma molto più valida nel prevenire le ricadute. 

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Quale frequenza è prevista per le sedute?
Generalmente è prevista una seduta la settimana, tuttavia in base alle necessità individuali, relativamente a stati di grave crisi, si possono prevedere anche due o più sedute settimanali.  
Con il proseguire della terapia si tende  a diradare le sedute e solitamente ci si incontra a cadenza quindicinale.

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Che differenza c’è tra psicologo e psicoterapeuta?
Vedi nella sezione approfondimenti e curiosità l’articolo dedicato: clicca qui.

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Come si svolgono le sedute?
Ogni seduta dura 50-60 minuti. La prima parte generalmente è dedicata al commento degli homework e dell’eventuale materiale psicoeducativo fornito dal terapeuta.   Si trattano poi le problematiche del momento, ed eventualmente  ciò che è emerso in relazione al lavoro a casa o durante la seduta stessa  o le sedute precedenti.

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Oltre alla psicoterapia si possono attuare altri tipi di intervento?
Lo psicoterapeuta dopo aver valutato la problematica del paziente potrà  consigliare una psicoterapia oppure un supporto psicologico o un intervento psicoeducazionale, ma spesso i tre tipi di intervento non sono separabili. La  psicoterapia è finalizzata ad una più profonda consapevolezza di sé e dei   propri meccanismi disfunzionali al fine di  ottenere un cambiamento duraturo; il supporto psicologico è un intervento focalizzato su una problematica specifica, ed è finalizzato ad orientare e sostenere il paziente nelle sue scelte, a rafforzare i suoi punti di forza; l’intervento psicoeducazionale è volto a fornire informazioni riguardo al funzionamento psicologico delle persone e chiarire la natura e i meccanismi di mantenimento del problema presentato. Altri possibili interventi sono quelli che normalmente si utilizzano nei percorsi di crescita personale come ad esempio quelli volti allo sviluppo dell’intelligenza emotiva e all’acquisizione di tecniche di rilassamento, di uno stile di comunicazione assertiva, di abilità di problem solving e, infine,si possono citare gli interventi finalizzati  allo sviluppo dell’autostima e dell’auto efficacia.

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Posso interrompere liberamente un percorso di psicoterapia?
Interrompere la psicoterapia è un diritto del paziente. E’ comunque preferibile parlarne con il terapeuta per chiarire la motivazione della decisione e naturalmente salutarsi con serenità.

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In quali casi è indicata una terapia con l’EMDR?
Vari studi scientifici indicano l’EMDR come la cura di elezione per il Disturbo da Stress Post Traumatico. Inizialmente fu utilizzato per i reduci della guerra del Vietnam. Esso dunque nasce come trattamento dei sintomi disturbanti legati ai grandi traumi definiti “con la T maiuscola” (dove l’incolumità fisica della persona o dei propri cari è a rischio come ad esempio abusi fisici e sessuali, catastrofi naturali, gravi incidenti…), ma attualmente si utilizza anche per il trattamento di traumi definiti “con la t minuscola”, più diffusi e molto dannosi per il benessere della persona (licenziamento, divorzio, bullismo …)
Possono beneficiare dell’EMDR tutte le persone che hanno nel proprio passato eventi traumatici non risolti, quelle che non riescono a vivere in modo soddisfacente la propria vita attuale e chi sta attraversando un periodo particolarmente stressante o traumatico nel presente.  Alcuni esempi in cui può essere utilizzato sono:

  • I disturbi d’ansia e in particolare gli attacchi di panico, l’ansia sociale

  • Situazioni di vita particolarmente difficili come divorzio, licenziamento, adozione, lutto complicato

  • Depressione

  • Bullismo, mobbing

  • Gravi malattie

  • Incidenti stradali

  • Abusi fisici e sessuali

  • Catastrofi naturali

Per maggiori informazioni sull'EMDR: clicca qui.

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Cosa si ottiene con l’EMDR?
La nostra mente possiede una naturale tendenza all’autocura ed è in grado di elaborare e superare traumi. A volte però può capitare che il trauma sia troppo grave o troppo ripetuto e così supera la capacità della mente di integrare ed elaborare le informazioni legate ad esso. La mente si blocca e l’evento rimane separato dalle altre esperienze vissute e continua ad essere associato a tutte le sensazioni ed emozioni dolorose. Il ricordo è costituito da immagini sensazioni emozioni e l’EMDR, agendo contemporaneamente sui tre livelli corporeo emotivo e cognitivo, permette alla mente bloccata di riprendere la naturale rielaborazione del trauma. Il ricordo si integra con il resto delle esperienze individuali della persona e trova la sua giusta collocazione nel passato. A quel punto L’evento potrà essere ricordato senza le connotazioni sintomatiche e disturbanti che lo accompagnavano. 
Per maggiori informazioni sull'EMDR: clicca qui.

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A che età è possibile applicare l’EMDR?
A tutte le età. Nel caso di bambini e adolescenti si utilizzano modalità adatte al loro livello di sviluppo. 
Per maggiori informazioni sull'EMDR: clicca qui.

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