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APPROFONDIMENTI E CURIOSITA'

IPOCONDRIA (Disturbo da sintomi somatici, Disturbo da ansia di malattia)
Nel DSM 5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), la diagnosi di Ipocondria è stata eliminata e sono state inserite le diagnosi di Disturbo da sintomi somatici e Disturbo da ansia di malattia a seconda che vi sia o meno la presenza di sintomi somatici.
Più precisamente:

  1. Disturbo da sintomi somatici. È caratterizzato dalla presenza di sintomi somatici che causano disagio o alterazioni significative della vita quotidiana. I sintomi possono essere specifici, come ad esempio un dolore localizzato, oppure aspecifici come un senso di spossatezza o di malessere generale. Ai vari controlli medici spesso tali sintomi si rivelano normali sensazioni corporee o comunque non legati a malattie gravi, ma la sofferenza dell’individuo è autentica e profonda in quanto, nonostante le rassicurazioni del medico e i referti negativi, continua ad avere pensieri sproporzionati e persistenti circa la gravità dei propri sintomi. È frequente il ricorso a cure mediche che però spesso non alleviano i sintomi e anzi a volte li peggiorano; inoltre alcuni individui con questo problema sembrano più sensibili agli effetti collaterali dei farmaci. A volte la diagnosi di disturbo da sintomi somatici può essere associata a quella di malattia organica. Così ad esempio può capitare che un individuo che ha avuto un infarto senza complicanze, diventi invalido non a causa dell’infarto, ma a causa del disturbo da sintomi somatici che insorge in conseguenza dell’infarto stesso. Dal momento che l’attenzione sui disturbi fisici è la caratteristica principale del disturbo, il suggerimento di rivolgersi ad uno psicoterapeuta viene accolto con stupore e spesso con aperto rifiuto.

  2. Disturbo da ansia di malattia. È caratterizzato dalla preoccupazione di avere o di contrarre una grave malattia. I sintomi somatici non sono presenti o sono di lieve entità. L’ansia è molto elevata e l’individuo si allarma facilmente riguardo al proprio stato di salute. La preoccupazione può nascere da una sensazione fisica non patologica come ad esempio una vertigine ortostatica, oppure da alterazioni fisiche lievi come il raffreddore o la tosse, ma il disagio non proviene dal sintomo in sé quanto piuttosto dalla costante preoccupazione di essere malati, di soffrire di una malattia non diagnosticata. Sono presenti controlli ripetuti del corpo alla ricerca di segni di malattia e spesso la persona nel tentativo di abbassare l’ansia, effettua continue ricerche in internet sulla malattia che sospetta di avere e chiede continue rassicurazioni a familiari amici o medici. A volte invece, è presente un evitamento disadattivo di visite mediche, ospedali o anche di attività (per esempio l’esercizio fisico), che la persona pensa possano mettere a repentaglio la sua salute. Chi soffre di tale disturbo si allarma anche solo sentendo che qualcuno si è ammalato o leggendo una notizia legata alla salute. Le preoccupazioni non si riducono nonostante le rassicurazioni del medico o gli esami diagnostici negativi, in quanto la persona si convince che il medico non ha capito la vera natura del suo problema. Questa convinzione lo spinge a sottoporsi ad ulteriori esami di laboratorio, visite e controlli anche invasivi e potenzialmente pericolosi per la propria salute e l’ansia sempre più elevata, influisce pesantemente sulle attività quotidiane fino a provocare, nei casi più gravi, una condizione di invalidità. La malattia diventa parte integrante dell’identità e dell’immagine di sé della persona.

La maggioranza degli ipocondriaci rientra nel Disturbo da sintomi somatici (75% circa) mentre una minoranza (25%) presenta disturbo da ansia di malattia.
Per quanto riguarda i fattori di rischio il disturbo da sintomi somatici è più frequente in individui con basso livello di scolarizzazione e basso status socioeconomico e in chi ha sperimentato recentemente eventi stressanti. Il decorso viene influenzato negativamente da abuso sessuale o altre avversità durante l’infanzia, una concomitante malattia organica cronica o un disturbo psichiatrico, e da fattori cognitivi come la particolare attenzione alle sensazioni corporee e l’interpretazione dei sintomi fisici, intesi erroneamente come segno di una possibile malattia organica. Relativamente al disturbo da ansia di malattia esso può essere talvolta scatenato da un forte stress o da una grave minaccia per la vita che risulta tuttavia benigna per la sua salute, mentre abusi o gravi malattie infantili possono predisporre allo sviluppo del disturbo in età adulta.

In generale per entrambi i disturbi si può affermare che: è possibile apprendere dalle persone significative una modalità disfunzionale di fronteggiare le difficoltà della vita, dunque genitori che esprimono preoccupazioni e timori eccessivi riguardo pericoli potenziali, possono trasmettere involontariamente modelli di comportamento inadeguati in risposta a problemi di salute; esperienze traumatiche come la morte o gravi malattie di familiari o amici possono scatenare il timore di avere la stessa malattia; i media, e in particolare internet, possono contribuire al manifestarsi di tali problemi in persone vulnerabili in quanto informazioni riguardanti malattie gravi possono essere l’evento scatenante del disturbo; anche le notizie riguardanti epidemie possono contribuire all’esordio del disturbo da sintomi somatici o del disturbo da ansia di malattia.

L’ipocondria si manifesta a volte in associazione ad altri disturbi come il disturbo di panico, il disturbo ossessivo compulsivo e la depressione. Inoltre come già accennato, il disturbo da sintomi somatici o comunque elevati livelli di ansia per la salute, si possono manifestare in persone che hanno sofferto o soffrono di una malattia fisica diagnosticata, come ad esempio un infarto. In tali casi è necessario intervenire con un intervento psicologico che abbassi i livelli di ansia in quanto questi possono influire negativamente sul decorso della malattia e in generale sulla salute fisica.
Per quanto riguarda la cura di tali disturbi, vari studi scientifici hanno dimostrato che l’intervento attualmente più indicato è la psicoterapia cognitivo-comportamentale.
Secondo tale approccio, le persone sviluppano tali problemi quando avvenimenti critici attivano convinzioni disfunzionali riguardanti la salute, acquisite nel corso della vita. Come già affermato l’evento scatenante può essere la rilevazione di segni fisici prima ignorati, la morte di un parente, una propria malattia o l’acquisizione di informazioni relative a patologie mediche.

Tra le convinzioni disfunzionali si possono avere:

  • “I cambiamenti del corpo sono sempre segno di grave malattia”

  • “Ogni sintomo deve potersi ricondurre a una causa specifica e perciò riconoscibile”

  • “Appena c’è qualcosa che non va ci si deve recare a fare un controllo medico: altrimenti sarà troppo tardi”

  • “Se non ti preoccupi per la tua salute potresti ammalarti”

  • “Preoccuparsi per la salute porta salvezza”

  • “Tenere sempre presenti i pericoli è un modo per prevenirli” (Quest’ultima convinzione mantiene la persona in tensione in quanto abbassare la guardia significherebbe aumentare il rischio.)

Una volta che l’evento critico ha attivato queste convinzioni, esse portano ad una falsa interpretazione delle sensazioni fisiche come indizio di gravi malattie alimentando la preoccupazione per la propria salute e le previsioni negative. Le convinzioni disfunzionali danno luogo a pensieri automatici negativi e a distorsioni cognitive nell’elaborazione delle informazioni che contribuiscono al mantenimento del problema.

I più comuni errori nel processo logico di pensiero presenti nell’ansia connessa allo stato di salute sono:

  • Svalutazione dell’importanza delle spiegazioni alternative dei sintomi. Le risposte mediche e i dati che non confermano la presenza di malattie sono sottovalutati.

  • Astrazioni selettive. Consistono in una distorsione delle informazioni fornite nel corso di visite mediche; in tali circostanze il soggetto presta attenzione ai dettagli minori della conversazione. Ad esempio se il medico dice che la pressione è entro i limiti della norma e che si dovranno fare altri controlli in futuro, il paziente tiene conto solo di quest’ultimo punto e trae la conclusione di avere qualcosa di grave che va tenuto sotto controllo.

  • La drammatizzazione. Consiste nel dare eccessiva importanza al significato di segni e sintomi ignorando le spiegazioni più rassicuranti.

Una volta che si è sviluppato un disturbo da sintomi somatici o un disturbo da ansia di malattia, non sono solo le convinzioni disfunzionali e gli errori di pensiero a contribuire al mantenimento del problema, ma una serie di comportamenti, che la persona mette in atto nel tentativo di abbassare l’ansia, ma che in realtà, a lungo andare contribuiscono al persistere dei sintomi. Essi sono:

  • Controlli. Ripetuti controlli del corpo come la palpazione dell’addome, o l’autoesame per individuare la presenza di noduli al seno o ai testicoli, possono causare irritazioni e lesioni del tessuto che viene interpretato come ulteriore prova della presenza di una malattia e anche in assenza di danni fisici l’attenzione del paziente è focalizzata sul proprio corpo. Un altro esempio di controllo di funzioni fisiche consiste nel respirare profondamente per verificare il funzionamento dei polmoni producendo eccessiva tensione muscolare e dolore al torace, effettuare forzate deglutizioni per verificare la presenza di anomalie alla gola, rendendo più difficile la deglutizione stessa e, infine, controllare il polso mettendo in evidenza le normali fluttuazioni nel numero dei battiti.

  • Evitamento. Si tendono ad evitare gli sforzi fisici oppure situazioni che spingono la persona a rimuginare sul proprio stato di salute come ad esempio la visione di programmi televisivi riguardanti malattie. Evitare comportamenti considerati a rischio come l’esercizio fisico, impedisce al soggetto di smentire le sue convinzioni disfunzionali e contribuisce dunque al mantenimento della preoccupazione relativa alla malattia. A volte la persona cerca di non pensare ai problemi di salute tentando di controllare i propri pensieri o di distrarsi, ma questi tentativi paradossalmente portano ad un incremento dei pensieri stessi.

  • Comportamenti protettivi. Spesso, nel tentativo di mantenersi in salute il paziente mette in atto comportamenti di prevenzione anche senza controllo medico. Ad esempio in relazione alla preoccupazione riguardante il sistema cardiovascolare il paziente può decidere di assumere un’aspirina al giorno o vari tipi di integratori. Anche se questo non producesse danni, contribuisce però a mantenere la credenza di essere molto debole e di necessitare di continue cure per non ammalarsi. Anche il riposo prolungato può essere nocivo in quanto può portare ad una perdita di agilità e di forza fisica che a sua volta può essere considerata prova di una malattia in atto.

  • La ricerca di rassicurazione. Tale ricerca può essere attuata in vari modi, ad esempio chiedendo al coniuge o agli altri familiari informazioni riguardo al sintomo, oppure chiedendo un’accurata descrizione dei sintomi manifestati da altri. Inoltre si può ricorrere a continue consultazioni mediche e indagini diagnostiche, allo studio di articoli e libri di medicina nel tentativo di giungere autonomamente ad una diagnosi che escluda gravi patologie.

La psicoterapia cognitivo comportamentale agisce sia sugli aspetti di vulnerabilità personale che sui meccanismi di mantenimento delle problematiche presenti.
Nei casi in cui il livello di ansia e di sofferenza è molto elevato si può associare alla psicoterapia un trattamento farmacologico che, dando sollievo dall’ansia in tempi relativamente brevi, rende la persona più ricettiva al trattamento psicoterapeutico. Relativamente alla cura farmacologica va sottolineato che, nonostante l’efficacia nel controllo dei sintomi, dal momento che i farmaci non insegnano a superare le paure non sono sufficienti a risolvere il problema.

Bibliografia:
American Psychiatric association “Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali” DSM-5 Raffaello Cortina Editore
Sassaroli S., Lorenzini R., Ruggero G. M. “Psicoterapia cognitiva dell’ansia” ed. Raffaello Cortina
Wells A. “Trattamento cognitivo dei disturbi d’ansia” ed. McGraw-Hill

                                                                                         D.ssa Roberta Bracci